CHE COS’E’
Metcalfa è un insetto di modeste dimensioni (l’adulto raggiunge circa 7 mm.) che è possibile rinvenire su un numero molto elevato di specie arboree ornamentali e da frutto, arbustive, ma anche erbacee. Ad oggi è molto diffuso in tutte le regioni italiane. L’adulto presenta le ali appiattite a tetto sul corpo, molto spioventi di colore grigio-cinereo. Questo piccolo parassita possiede scarsa mobilità soprattutto nelle forme giovanili ed è dotato di un apparato boccale pungente-succhiante.

COME VIVE
Metcalfa passa l’inverno come uovo deposto nelle screpolature della corteccia delle piante ospiti. La schiusa delle uova avviene in modo scalare dalla metà di maggio e si protrae fino ad inizio estate. Attraverso varie mute gli stadi giovanili raggiungono lo stadio adulto che compare nella seconda metà del mese di giugno, per permanere fino a tutto settembre ed anche oltre.
COSA DANNEGGIA
Metcalfa, in tutti gli stadi, vive sulla vegetazione delle piante infestate, imbrattandole della cera biancastra, di aspetto cotonoso di cui si ricopre l’insetto per proteggersi e della tipica melata. Questa non è altro che una secrezione zuccherina di scarto, emessa da molti insetti che si nutrono pungendo le piante succhiandone la linfa. A volte questo secreto può essere così abbondante da grondare sulla vegetazione e costituire, a causa dell’alto tenore glucidico, un substrato di alimentazione di altri insetti e delle api (da cui il miele di melata), ma anche di funghi saprofiti (fumaggini) che causano il tipico aspetto nerastro alla vegetazione. Le fumaggini, oltre a imbrattare la vegetazione deturpandola esteticamente, limitano anche la funzione fotosintetica della pianta. I danni sono provocati dalla sottrazione di linfa dai tessuti verdi della pianta che, in caso di forte attacco, mostra ingiallimenti e sintomi di sofferenza. In occasione di forti rovesci, gli adulti di metcalfa possono cercare rifugio all’interno di abitazioni limitrofe provocando disagio per il loro comportamento invadente, tuttavia non pungono l’uomo e non rappresentano un rischio per la salute. La sua presenza è fastidiosa quando imbratta i veicoli o gli arredi urbani posti sotto la pianta.

COME SI COMBATTE
Misure di contenimento del parassita sono, in ambiente urbano e domestico, soprattutto di tipo preventivo, attraverso l’eliminazione delle specie erbacee che fungono da serbatoio di diffusione come rovo e ortica. Il contenimento chimico, laddove indispensabile, può essere fatto ricorrendo a formulati specificamente autorizzati come fosforganici o piretroidi (questi ultimi meno persistenti, ma più idonei ad ambienti domestici). Tuttavia, data la scalarità delle nascite, è necessario ricorrere a più interventi. I lavaggi della vegetazione non sono risolutivi, poiché non eliminano i parassiti che producono la melata, ma possono aiutare a una riduzione degli effetti negativi dell’infestazione. In questo caso si interviene a partire dal mese di giugno con acqua e tensioattivi autorizzati alle dosi indicate in etichetta, ripetendo più volte i lavaggi ed eseguendoli tempestivamente per prevenire la formazione di fumaggini, più difficili da asportare rispetto alla melata, la cui formazione è limitata anche da trattamenti a base di rame. Anche eventuali concimazioni fogliari con sali di potassio hanno un effetto collaterale dilavante sulla melata. Tra gli antagonisti si annovera Neodryinus typhlocybaeche sembra rappresentare l’unico valido elemento di contenimento. Questo imenottero, che condivide l’origine nord-americana col parassita, è stato introdotto in alcuni ambienti ove non si eseguono trattamenti insetticidi, in tentativi di lotta biologica.