ERWINIA AMYLOVORA
IL TERRITORIO PROVINCIALE
Il territorio provinciale è caratterizzato prevalentemente da coltivazioni erbacee (pomodoro, medica, bietola, cereali); l’area di coltivazione del pero si concentra nella Bassa Val d’Arda.
Dal 2018 anche la nostra provincia ha perso lo status di Zona Protetta a causa di ripetute segnalazioni della presenza di focolai di Erwinia amylovora.
L’elenco aggiornato delle Zone protette presenti in Italia si trova all’interno del Regolamento di esecuzione (UE) 2019/2072 (e successive modifiche e integrazioni).
UN PO’ DI STORIA
Il Consorzio Fitosanitario Provinciale, Ente Pubblico non economico svolge fin dalle origini importanti compiti contemplati dalla legge istitutiva. In particolare, è chiamato ad “organizzare e vigilare sulle operazioni di difesa contro le malattie delle piante con tecniche finalizzate a ridurre l’impatto ambientale” e a sorvegliare la corretta esecuzione delle lotte obbligatorie. Tra le avversità di particolare importanza sul territorio regionale a partire dagli anni ‘90, vi è Erwinia amylovora temuta batteriosi conosciuta anche col nome di colpo di fuoco batterico delle rosacee. La comparsa dei primi casi è stata riscontrata nella pianura bolognese a partire dal 1994. Pochi focolai sono stati riscontrati nel 1995 e 96, mentre si è avuta una esplosione della malattia nelle annate 1997-98, con presenza elevata nelle province di BO-FE-MO-RE-RA in cui nelle aree colpite si sono verificate condizioni meteorologiche molto favorevoli al patogeno (alte temperature estive, frequenti grandinate, forti acquazzoni). I focolai ufficialmente accertati nel 1998 sono stati oltre 1200 con l’abbattimento di circa un milione di piante fra giovani e adulte che rappresentavano oltre l’1% della totale superficie coltivata a pero dell’Emilia-Romagna, mentre una superficie estremamente inferiore ha interessato le piante ornamentali.
COSA DANNEGGIA
Le principali piante colpite appartengono a fruttiferi: (pero, melo, cotogno, nespolo) e a ornamentali: (biancospino, piracanta, cotognastro, agazzino).
I sintomi della malattia sono a carico dell’intera pianta interessando particolarmente fiori, frutti, germogli e frutti. Il Decreto di Lotta Obbligatoria del 10 settembre 1999 prescrive l’eliminazione e la distruzione col fuoco di piante infette o di parti asportate. Deve inoltre essere istituita una “zona di sicurezza” di raggio 1 Km dal punto del focolaio, in cui vengono effettuati controlli accurati anche negli anni successivi a quello dell’accertamento.

IL MONITORAGGIO A PIACENZA
In Provincia di Piacenza negli anni passati sono stati eseguiti numerosi sopralluoghi dai tecnici del Consorzio Fitosanitario sia nei frutteti, che nei vivai. Ciò ha permesso di escludere la presenza della malattia fino a tutto il 2001.
Nel 1999 i primi controlli effettuati nel periodo primaverile avevano dato esito negativo, solo a metà agosto è stato individuato un caso “positivo” a carico di una pianta di biancospino nel comune di Podenzano.
Dato l’interesse dei produttori nei confronti della malattia, i monitoraggi sul territorio proseguono attraverso un’accurata attività di controllo nei vivai, nei frutteti e nelle aree pubbliche e private, al fine di contenere la diffusione del patogeno sul territorio provinciale.
COME CI SI DIFENDE
I principali consigli di profilassi possono essere così sintetizzati:
- asportare tutto il materiale secco compresi i 70 cm al di sotto della zona interessata
- disinfettare ogni volta forbici o attrezzi di taglio con sali di ammonio quaternari
- bruciare in azienda tutto il materiale potenzialmente infetto
- effettuare trattamenti con prodotti rameici (100g/hl di Cu metallico) entro 24-48 ore dall’evento grandigeno.
- seguire le indicazioni del bollettino.
DOCUMENTI
Determinazione del Responsabile del Servizio fitosanitario regionale n. 4373 del 15 marzo 2021